De Bortoli, Giorgetti e la necessità di tornare a sostenere lo spirito d’impresa

“Troppe rendite, pochi redditi”. È questo il titolo di un recente articolo di Ferruccio De Bortoli, in cui lo storico giornalista ha messo in luce, sull’inserto economico del Corriere della Sera, la grande contraddizione di «un’Italia che scivola lungo un piano inclinato, economico e demografico, quasi inconsapevole».

De Bortoli ha condiviso la sua analisi con il ministro Giancarlo Giorgetti, «il quale – scrive – è d’accordo sul concetto che esprimo e sostiene, con una certa preoccupazione, che se non ci concentriamo di più su come produrre la ricchezza e di meno su come distribuirla, non abbiamo un futuro».

Questa miopia sarebbe emersa con prepotenza nel periodo pandemico, per poi riverberarsi anche attraverso l’istituzione dei vari bonus edilizi. «Si parla in questi giorni del famigerato 110% – scrive De Bortoli – il cui costo stimato è già largamente superiore ai 100 miliardi di euro, meccanismo perverso difficile da fermare, che ipotecherà inevitabilmente la politica economica dei prossimi anni. Molti di coloro che potevano permettersi, a proprie spese, di ristrutturare casa vivranno di rendita fiscale sulle spalle dei contribuenti».

Oltre a questo, non consola il piccolo segnale d’inversione sul tasso d’occupazione (che resta 7 punti percentuali al di sotto della media europea), così come continuano ad essere sbilanciati gli equilibri delle pensioni.

La ricetta espressa nell’inserto del Corriere, condivisa dallo stesso Giorgetti, è dunque una sola: «Se vogliamo far crescere l’Italia, bisogna premiare produzione e lavoro», spezzando un sistema «in cui si incoraggia sempre più l’avversione al rischio che lo spirito d’impresa».

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