A Milano, a partire dal mese di ottobre 2024, le motociclette retrò non potranno più circolare. La notizia è già nota da tempo e s’inserisce in quella sequenza di provvedimenti che anche l’Unione Europea sta propinando a ripetizione, sposando una politica ambientale che spesso è solo di facciata, con effetti limitati, a fronte di sacrifici rilevanti (specie economici) per i cittadini coinvolti da certe scelte.
Parlando di moto, negli ultimi anni l’innesto progressivo di aree off limits per i veicoli più inquinanti è diventato un argomento caldo, al centro del dibattito meneghino sulla mobilità.
I veicoli con motore a due tempi Euro 0 ed Euro 1 sono già bloccati da gennaio 2019, e non possono accedere alla cosiddetta “Area B”, che abbraccia il 72% del territorio cittadino.
I prossimi bersagli del provvedimento voluto dalla giunta guidata da Beppe Sala saranno le moto quattro tempi Euro 0 ed Euro 1, che spariranno da Milano nel giro di un anno.
Se questo cambiamento sarà davvero utile ad alleggerire l’aria pesante della grande città, sarà il tempo a stabilirlo; nel mentre, ci sarebbe da chiedersi quanto sia conveniente ostacolare la circolazione di mezzi come questi. Si sa: le moto alleggeriscono il traffico e risolvono l’annoso problema dei parcheggi, oltre a risultare meno inquinanti dei mezzi di classe superiore, responsabili di code e ingorghi.
Considerando che le Euro 0 sono una minoranza, destinata col tempo a sfoltirsi senza l’intervento di restrizioni, misure come quella in atto nel capoluogo lombardo appaiono quantomeno affrettate.