Mancano formazione e stimoli: tra problemi e alibi, in Italia il 23% degli under 30 non studia, né lavora

Foto Pexels

Il 23,1% dei ragazzi italiani dai 15 ai 29 anni non studia e non lavora. Sono i cosiddetti Neet (Not engaged in Education, Employment or Training), che restano a carico dei genitori senza più cercare stimoli nell’impiego o nella formazione, galleggiando in giornate inconcludenti. A fotografare la situazione è stato un recente studio condotto da The European House Ambrosetti che – partendo dai dati di CEDEFOP della Commissione Europea – ha definito i contorni numerici del problema, visto che l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa in questa brutta classifica, con una statistica di Neet che è 10 punti percentuali più alta della media continentale, assestata sul 13,1%.

Il bel Paese registra un abisso, su questo fronte, rispetto a realtà come Olanda e Svezia, ma anche Slovenia e Danimarca. In Germania, invece, coloro che non studiano, non lavorano e non si formano rappresentano il 9,2% dei giovani under 30, mentre in Francia sono il 12,8% e in Spagna il 14,1%.

L’Italia, stando alle ultime proiezioni, sta risalendo lentamente la china nel corso del 2023, ma continua a veleggiare nei bassifondi, giocandosela con Romania, Bulgaria e Cipro. I nodi da considerare per sviscerare il problema sono principalmente due: la valorizzazione di tutto il comparto della formazione professionale (e, più in generale, una rivisitazione del sistema di istruzione) e un aumento degli stipendi medi di inserimento dei ragazzi nel mondo lavorativo, dove le condizioni contrattuali iniziali sono spesso poco invitanti.

Articoli correlati

IN QUESTO ARTICOLO

Resta aggiornato!

Iscriviti alla newsletter