La beffa dei vaccini inutili: il gigantesco salasso per le dosi prenotate da Ursula che nessuno userà mai

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L’ennesima beffa, sul fronte Covid, si sta materializzando giorno dopo giorno, sotto forma di salasso per le casse dei Paesi europei, i quali si sono trovati vincolati a uno spaventoso accordo che prevede la fornitura di un quantitativo gigantesco e inutile di vaccini.

Si tratta di 450 milioni di dosi Pfizer per l’intera Unione Europea nel solo 2023: se la consegna fosse avvenuta davvero, avrebbe voluto dire mandarne la gran parte al macero. Ed è per questo che in estate si è messa una pezza, che però non copre il buco miliardario.

La campagna vaccinale da poco ripartita, sta intanto dimostrando ovunque che il numero di coloro che hanno intenzione di farsi iniettare la dose di protezione aggiornata agli ultimi virus è bassissimo. Un comportamento che non era assolutamente difficile prevedere, tant’è vero che molte nazioni hanno limitato le forniture. Eppure, i vaccini anti-coronavirus sono e resteranno a lungo una tassa da pagare alla pandemia e al modo nel quale è stata gestita dall’Unione Europea.

D’altronde Pfizer, che ha il monopolio su questa partita, secondo gli accordi frettolosamente sottoscritti in piena emergenza, tiene in cassaforte un contratto di fornitura di oltre 450 milioni di dosi annue, da pagare circa 20 euro ciascuna. Ma il numero di consegne fissato nel momento più critico della pandemia era talmente sovrastimato che la Commissione Europea si è ritrovata nei mesi scorsi davanti al rischio di veder arrivare un quantitativo mostruoso di dosi che sarebbe quasi tutto scaduto e finito in pattumiera.

Così ha deciso di correre ai ripari, anche su sollecitazione di numerosi Stati membri, chiedendo a Pfizer di spalmare le consegne su più anni, contestualmente a un ritocco – ovviamente migliorativo – della cifra da versare. Alla fine, si è giunti a un nuovo accordo che poggia su una parziale suddivisione delle consegne anche dopo il 2023, ma anche sulla possibilità dei singoli Paesi di rinunciare agli acquisti, a patto però di pagare una cifra superiore per le dosi effettivamente comprate per garantire la protezione delle fasce di popolazione più a a rischio. Insomma, alla fine i soldi dovranno in qualche modo uscire di tasca.

Come sempre accade, su questa faccenda così centrale anche per la tenuta dei bilanci pubblici dei singoli Stati, vige il segreto commerciale e Bruxelles non comunica dati ufficiali che consentano di effettuare stime precise. Ma la sostanza è che Pfizer si farà pagare di più e più a lungo.

Il punto, al di là delle singole posizioni sul tema delle vaccinazioni, è che l’OMS ha autorizzato nel tempo un’altra dozzina di vaccini che costano molto meno di quelli del colosso farmaceutico statunitense. Ma l’Europa si è legata a Pfizer in maniera fortissima e le conseguenze paiono abbastanza chiare. Quest’anno, ad esempio, l’Italia avrebbe dovuto ricevere 61 milioni di dosi, dopo averne mandate al macero più di 100 milioni l’anno passato, per un controvalore di almeno due miliardi di euro sprecati.

Un rifornimento inutile che è stato rimodulato, anche a costo di rimetterci sul prezzo delle dosi. Ma è appunto una soluzione tampone che non porterà grossi benefici economici a consuntivo di un’operazione condotta in maniera grossolana.

La stessa Corte dei Conti europea ha evidenziato la cattiva gestione di questa epocale partita da parte della presidente di commissione, Ursula von der Leyen, al centro anche di un caso per la spedizione di alcuni sms all’a.d. della multinazionale del farmaco. E il colosso farmaceutico, forte di quei contratti capestro, ora si farà pagare di più per evitare la figuraccia a chi si legò mani e piedi alla big pharma nel pieno della pandemia.

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