Le ceramiche italiane investono in ecologia, le piastrelle indiane dribblano dazi e regole

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La prova provata di quanto alcuni Paesi mettano in atto una concorrenza sleale, basata sullo sfruttamento della loro forza lavoro e sul mancato rispetto delle norme di tutela dell’ambiente e di qualità dei manufatti, arriva dalla reazione ai dazi all’export di ceramiche mostrata dall’India. Una sorta di cartina di tornasole di quanto il governo europeo sia debole e snobbato.

Ebbene, nonostante la decisione della Commissione Europea di introdurre dei dazi antidumping (vale a dire somme trattenute in dogana misurando la differenza fra prezzo di esportazione e presunto valore di mercato) l’operazione non ha sortito effetti. Il risultato è infatti che, nei primi mesi del 2023, l’incidenza dell’importazione indiana in Europa è cresciuta del 60%, rendendo di fatto vano ogni tentativo di bloccarne le mosse sleali.

Uno dei settori di riferimento dell’industria italiana – con alcuni distretti di grande prestigio famosi in tutto il mondo – è stato dunque messo alla prova negli ultimi anni da prodotti di scarsa qualità e frutto di pratiche sociali, ambientali ed economiche molto discutibili. Le aziende di casa nostra – e, in generale, di tutto il Vecchio continente – sono così costrette a fare i conti con un’invasione incontrollata, in cui anche la Turchia sta facendo sentire la propria voce.

Le aziende nazionali più storiche, già alle prese con i costi per adeguarsi alle norme legate alla transizione ecologica, devono così combattere un nemico insidioso che continua a guadagnare terreno. Tant’è che, se da un lato i prodotti italiani di qualità piacciono e conquistano il mercato statunitense, dall’altro è proprio sul fronte dell’Unione Europea che si registrano gli effetti di una massiccia importazione.

Pochi giorni fa, nella sede del parlamento europeo, si è cercato di sviscerare la questione in un incontro con alcuni dei massimi esponenti del comparto. In particolare, il rappresentante di Confindustria Ceramica ha chiesto con forza di fermare le liberalizzazioni tariffarie previste nell’accordo Italia-India, prendendo atto delle pratiche commerciali scorrette che consentono al paese asiatico di aggirare le regole internazionali, facendosi beffe di tutto e tutti.

E lasciando che anche il Belpaese sia invaso da scadenti piastrelle indiane.

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