In Provincia di Varese ci sono circa 290 imprese con un fatturato compreso tra i 5 e i 50 milioni di euro con Ebitda (margine operativo lordo) superiore al 10% (la media è del 18%) che generano utili. Se ci spostiamo a Milano e a Brescia, se ne contano rispettivamente 2400 e 870. Numeri importanti che fanno capire come – anche nei periodi di crisi – sono le piccole e medie imprese lombarde (18.700 sopra i 5 milioni, di cui quasi 9mila nella sola area milanese) a trainare con forza l’economia, permettendo al Nord di essere tra le zone più produttive d’Europa.
Dal manifatturiero al software, dall’alimentare all’edilizia, dalla moda ai servizi digitali, le nostre aziende sanno ancora distinguersi. Sono concrete e oneste, e pagano le tasse senza spostarsi in paradisi fiscali, anzi contribuendo all’utile e dando lavoro a migliaia di famiglie. Quando la concorrenza e i continui cambiamenti legislativi si fanno sentire, loro sono pronte a reagire e ad andare avanti. Spiegando il valore dell’economia reale.
Queste realtà potrebbero essere il punto di partenza per lo sviluppo di nuove iniziative, nuovi progetti, nuove startup, aggregatrici di imprese per competere sui mercati internazionali.
A conti fatti, tuttavia, non è così; e per diversi motivi. C’è molta cautela nell’affrontare operazioni straordinarie (fusioni, acquisizioni, apertura del capitale) perché queste aziende vengono valutate molto meno di qualche nuova realtà alla moda, che forse non genererà mai un utile ed è di fatto una scommessa. Basti pensare alle innumerevoli startup e novità come gli NFT. Sarebbe interessante sapere quale scenario si prospetterebbe se questo entusiasmo fosse riversato sulle nostre eccellenti imprese.
Per approfondimenti è a disposizione “Viaggio fra le PMI che generano ricchezza, torniamo ad amare l’economia“, un dossier realizzato da Sebastiano Signò, professionista di Corporate Finance, Partner in Thymos Business & Consulting.