Non vuoi pubblicità mirata sui social? Paga 150 euro l’anno. L’UE tratta la vendita della privacy

Foto Sammarco/Pexels

Usare Facebook e Instagram senza finire nel mirino degli algoritmi – e senza essere quindi sommersi da pubblicità mirata – avrà un prezzo. Si tratterà di circa 150 euro annui, attraverso i quali si potrà mettere un muro a difesa della nostra privacy quando utilizziamo i telefonini. Se poi si volesse fare la stessa cosa per i personal computer, poco cambia: basterà pagare e le sponsorizzazioni spariranno.

È questo il contenuto della proposta – svelata dal Wall Street Journal – con cui Meta Platforms sta cercando di trovare un accordo con l’Unione Europea, la cui regolamentazione imporrebbe al colosso tecnologico di limitare l’invio di messaggi pubblicitari solo a chi presta esplicitamente il proprio consenso.

L’azienda di Mark Zuckerberg, che controlla alcuni dei principali social network ormai usati da un’ampia fetta della popolazione mondiale, sa però che, attenendosi a questa norma, perderebbe la principale fonte di sostentamento dei propri servizi, ovvero la vendita dei dati personali degli iscritti.

Così ha studiato una soluzione alternativa, rivolgendo agli enti regolatori della concorrenza digitale presenti a Bruxelles (ma anche alla Commissione irlandese per la protezione dei dati, competente per sede) un’idea di mediazione che suona all’incirca così: «Continuiamo a lasciare che un servizio diffuso e apprezzato resti gratuito per tutti, dando però la possibilità a chi lo volesse di uscire dall’algoritmo versando soldi. Lo fa Youtube con i video e lo fa Spotify con la musica. Perché a noi non dev’essere concesso?». Insomma, per Zuckerberg la strada del compromesso è possibile.

Invece la questione è complessa e controversa. Perché stiamo parlando di un gigante della tecnologia privato che detiene ormai preferenze e tendenze di un numero immenso di persone. Meta, nella sua posizione dominante, controlla e decide, avendo il potere di influenzare le scelte e di indirizzare bisogni e consumi, senza che ci sia una sufficiente possibilità di analizzare le sue attività e senza che esista grosso spazio per la concorrenza.

Ovviamente, l’introduzione di una quota non irrisoria da versare annualmente da parte degli utilizzatori di Facebook e Instagram per non essere profilati, farà sì che la maggioranza degli utenti accetterà la pioggia pubblicitaria sul proprio cellulare pur di mantenere la gratuità del servizio. E Meta continuerà così ad avere il proprio dominio, in barba a richiami e sanzioni che sono solletico rispetto al giro di affari.

Bisogna dunque capire se l’Unione Europea, la cui governance è da sempre in balia dei grandi poteri economici e finanziari, avrà stavolta il coraggio di alzare la voce e restare ferma sul punto, anche per sottrarsi a un sistema che oggi vede il settore della comunicazione digitale concentrato in poche mani. Ma non è da escludere che, magari con qualche sconto applicato agli utenti, finirà per accettare una proposta gattopardesca, che sembrerà cambiare tutto per non cambiare niente.

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