Studiare conviene: in Italia i laureati guadagnano in media 15mila euro in più dei semplici diplomati

Foto Danilyuk/Pexels

In un mondo che cambia velocemente, che ha un atteggiamento controverso nei confronti della meritocrazia, che propone modelli professionali poco faticosi e che non sempre premia i più preparati, bensì quelli che si vendono meglio, conviene ancora investire tempo e denaro sulla propria istruzione?

Non si sta parlando di quanto sia essenziale conoscere e saper riflettere per la propria crescita personale e culturale, ma ci si chiede – molto semplicemente – se tutti gli sforzi per arrivare al fatidico “pezzo di carta” siano poi ripagati da uno stipendio adeguato.

La risposta, specie in Italia, è ancora sì, secondo gli ultimi dati elaboratori dall’Osservatorio JobPricing. La laurea, in particolare, ha un valore altamente monetizzabile per chi la consegue: lo stipendio medio di chi ha completato l’intero percorso accademico è di quasi 15mila euro superiore a chi ha in tasca un semplice diploma di scuola superiore.

Possono esserci mille distinguo specifici, anche a seconda delle discipline apprese o delle aree geografiche in cui si vive, ma il dato medio nazionale non mente: chi si ferma alle superiori intasca 30.956 euro lordi, chi si laurea tocca i 45.595 euro.

Attenzione però: per vedere questi benefici economici bisogna avere una laurea magistrale, mentre chi consegue esclusivamente la triennale, si deve accontentare di 31.773 euro annui, cioè circa 800 in più dei diplomati, rendendo il tempo impiegato non conveniente. Funziona dunque così, a meno che dopo la triennale non si decida di iscriversi a un Master: quelli di primo livello portano infatti l’emolumento medio sopra i 44mila euro, di fatto premiando lo sforzo in maniera simile a chi completa il tragitto magistrale. Questi ultimi dottori, però, possono tornare a primeggiare, imboccando la strada dei Master di secondo livello i quali, una volta ottenuti, pur spostando ulteriormente l’età d’ingresso nel mercato occupazionale, riconoscono a chi arriva in fondo un introito annuo di oltre 58mila euro.

Insomma, studiare paga ancora. Semmai l’indice dei compensi è poco confortante quando si frequentano le scuole professionali: in quel caso lo stipendio si attesta a 27.455 euro ed è decisamente scarno se si considera che sono meno di mille euro in più di chi ha semplicemente la terza media (26.555 euro), come se l’avviamento al lavoro sia un percorso di studi incompiuto o incompreso, forse perché non sempre così adeguato alle esigenze del mercato occupazionale. Ed è un dato che costringe la politica a ripensare gli aspetti di questo strumento formativo così prezioso, puntando a una sua rivalorizzazione.

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