Il Wall Street Journal: «Burocrazia, privilegi e mancanza di merito mettono l’Italia in coda. Anche solo per un taxi»

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Un’economia frenata da una burocrazia che toglie respiro a ogni iniziativa e demolisce l’attrattività di un Paese intero. Il Wall Street Journal ha confezionato uno spietato regalo di Natale in questi giorni, offrendo ai propri lettori un reportage che demolisce l’Italia, indicando come la società e l’economia siano imbrigliate da piccoli privilegi, inutili complessità e una difesa becera dello status quo che toglie prospettiva e spaventa gli investitori.

Per Eric Sylvers, il giornalista economico autore dell’articolo, l’immagine simbolo di questo quadro disarmante è rappresentata dalle code per prendere i taxi a cui si è spesso obbligati nelle grandi città italiane. «Nella capitale finanziaria Milano – scrive – trovare un passaggio richiede lunghe file e pazienza. Durante le fiere e le sfilate di moda, è ancora più difficile, perché la domanda aumenta ma il numero di mezzi non cambia. Chi prova ad affrontare il problema, va incontro a scioperi e blocchi stradali che paralizzano tutto».

Un esempio banale che sintetizza un modo d’essere che il Wall Street Journal stigmatizza: «Una delle ragioni principali della stagnazione italiana è il potere dei gruppi di interesse che ostacolano con successo gli sforzi per stimolare la concorrenza, l’innovazione e la produttività. Dal 2007 l’economia tedesca è cresciuta del 17%, quella francese del 13% e quella statunitense del 28%, mentre il Pil italiano è sotto di un punto e mezzo. Gran parte della stasi può essere ricondotta alla mancanza di meritocrazia che permea il settore pubblico e privato».

Il famoso giornale economico individua altri due grossi nodi irrisolti: il divario lavorativo di genere («il livello di occupazione femminile è fra i più bassi dell’Unione Europea: tocca il 55%, contro l’80% della Germania e il 71% della Francia») e la fatica vissuta dai giovani («quasi il 21% degli under 34 non ha un lavoro, non studia e non segue una formazione. È il dato più alto dell’UE»). Non solo: «Rispetto ad altri Paesi occidentali, l’Italia ha poche startup di successo internazionale e attira poco capitale di rischio».

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