Quando la sinistra si stanca della dannosa retorica ambientalista, delle esagerazioni dettate dal politicamente corretto e di una visione semplificata di grandi temi economici e sociali, a cominciare dalle migrazioni, va a finire che si comporta come Sahra Wagenknecht. Ovvero che, pur avendo un passato di chiara militanza nella sinistra radicale, sbatte la porta e rivendica un’altra via possibile.
Due mesi fa la deputata tedesca lasciò la comfort zone elettorale della Die Linke per lanciare adesso un suo partito: l’Alleanza per Sahra Wagenknecht, in lizza alle prossime Europee.
La portata politica di quello che sta accadendo in Germania è enorme, perché riguarda un gruppo di parlamentari, con un seguito importante, che va a giocare la propria partita su temi che hanno fatto sinora la fortuna della destra, anche estrema.
La nuova sigla si batte, ad esempio, per fermare politiche ecologiche troppo brutali e spesso solo di facciata o, sul piano internazionale, per bloccare il rifornimento di armi all’Ucraina.
Per i detrattori è un voltafaccia, per chi sostiene le mosse di Wagenknecht è invece un’evoluzione dettata dal buon senso. Quasi fosse l’anticipazione di un sentimento – potremmo dire un risveglio – che sta maturando un po’ in tutta la sinistra europea.
Proprio sulle colonne di MEGA, lo aveva detto Andrea Mascetti, componente del direttivo dei Repubblicani e presidente di Finlombarda Spa: «Ciò che risalta è che una parte della sinistra si stacca da chi ha una visione del mondo esclusivamente global, come quella del Pd di Elly Schlein, per andare a ragionare su un percorso che assomiglia a quello della vecchia sinistra dell’Est Europa. In Germania sta nascendo una sinistra contraria al conflitto russo-ucraino, che vede l’immigrazione indiscriminata più come uno sfruttamento del grande capitale che come un’azione umanitaria, ma anche una realtà che si dimostra prudente rispetto al finto ambientalismo da salotto che rischia di avere ripercussioni enormi e inutili».
Una valutazione confermata anche da Marco Rizzo, per anni emblema del Partito Comunista e ora a capo di Democrazia Sovrana Popolare: «È ovvio che certe valutazioni stiano prendendo il sopravvento. Siamo di fronte a un ceto medio che si sta proletarizzando, a una grande finanza sempre più condizionante e a immigrazione che è solo un’altra faccia del capitalismo».