Giuseppe Bonomi: «Il territorio funziona quando funzionano le sue infrastrutture»

Ospite alla scuola di politica dei Repubblicani, il manager che ha avuto ruoli di vertice in Sea, Anas, Alitalia e Arexpo ha parlato di formazione della Pubblica Amministrazione e infrastrutture. Partendo dalla testimonianza della sua esperienza prima come avvocato poi come uomo d’impresa, Giuseppe Bonomi ha svelato l’importanza del continuo aggiornamento, in una realtà economica come questa che è in costante evoluzione e competizione.
«Negli anni ’80 lo diceva già Ambrosetti: a livello globale, la competizione non può che corrispondere al modello dei sistemi territoriali omogenei» ha spiegato. «Questi sistemi territoriali, dunque, devono essere infra-strutturati. Più lo sono, più il territorio è in grado di competere».
Parole, è chiaro, che sottolineano l’importanza delle reti di connessione e degli hub sui territori. (Se non si fosse realizzato il progetto Malpensa, infatti, non avremmo quelle 20 milioni di persone in più all’anno che passano dalla Lombardia).
Si è poi parlato delle esperienze tra pubblico e privato: «Nel ’96 ero assessore ai lavori pubblici di Milano. Ricordo che il Cantiere del teatro Strehler era già aperto da quindici anni, ma mancavano risorse; perciò abbiamo chiesto al privato. “Che interesse poteva avere?” direte. In questo caso, con la Rusconi, l’interesse è stato promozionale. Hanno firmato la collaborazione ed ecco che si è ben realizzata un’unione di forze tra settori per realizzare un’opera pubblica. Pensate anche alla Silicon Valley: nasce come investimento pubblico, ora è privata. Questo perché il pubblico può essere un ottimo volano per ulteriori investimenti».
Bonomi ha poi affrontato l’argomento rigenerazione urbana, ossia il recupero delle aree dismesse che necessita anch’esso di sforzi pubblici e privati. Portando a esempio la sua recente esperienza in Liguria, ha spiegato come intere aree abbandonate possano diventare spazi di studio, lavoro e aggregazione, evitando la degenerazione in quartieri a rischio. Tuttavia, ora sembra che qualcosa stia cambiando: i servizi vengono progettati prima.
«Parlando invece di ESG – ambientale, sociale e governance – non bisogna trascurare le ultime due lettere» ha precisato alla fine del suo intervento. «Si parla con facilità di ambiente, ma sono altrettanto importanti gli altri due punti».

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