La lezione di Lucchina: «Il sistema sanitario va conosciuto a fondo. Non bastano slogan e ideologie»

Grande entusiasmo per il seminario del già direttore generale della sanità in Regione Lombardia. Nella quarta lezione della scuola dei Repubblicani, Lucchina ha presentato un excursus sul Sistema Sanitario Nazionale che, ci ha tenuto lui stesso a ribadire, «non è costituito solo dalla sanità pubblica».

In una delle tante diapositive di cui si è servito, infatti, ha mostrato come la salute dei cittadini venga sorretta da un’unione di forze, nella quale i privati accreditati giocano un ruolo imprescindibile.

«Il Sistema Sanitario Nazionale è lo stesso dal 1978, trattasi di quasi 45 anni. Nel frattempo, l’aspettativa di vita delle persone è cresciuta di circa dieci anni. Siamo passati da vivere 73 anni a viverne 83» ha chiarito Lucchina. «Eppure, citando Umberto Veronesi a un convegno in cui c’ero anche io, vivere di più non significa vivere meglio».

Già, perché ciò che grava sul sistema più di ogni cosa sono i casi di cronicità. Lucchina ha mostrato una piramide con la vetta abitata proprio dai malati non autonomi e dai quadri clinici più gravi, che in Lombardia sono più di trecentomila.

«Se questo equilibrio tra pazienti lievi e cronici viene meno, si rischia un disastro» ha detto. «La nostra battaglia del futuro è tutta qui, e a mio parere dovremo puntare sulla prevenzione molto più di adesso. Ora, solo il 5% delle risorse è destinato a questo frangente».

Interrogato poi sulla gestione dell’emergenza Covid, Lucchina ha espresso parole di gratitudine ed elogio per chi ha combattuto in prima linea, soprattutto nei mesi che hanno preceduto la campagna vaccinale.

«Quei dottori, quegli infermieri, bardati come dei palombari, sono stati la prova vivente di una virtù tipicamente italiana: quella di reagire di fronte alle difficoltà».

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