BUCAREST – L’aria di neve e la luce dell’alba che illumina le nostre montagne e le nostre valli rende bellissimo dall’alto il panorama della nostra terra di Lombardia.
Il volo che mi porta al Bucarest al Congresso del più grande partito europeo sorvola mezza Europa e quando atterra in Romania il panorama è simile.
Intendiamoci, niente di paragonabile alla bellezza delle nostre Prealpi e dei nostri laghi, ma i campi ordinati che si alternano a boschetti, fabbriche e capannoni accanto a borghi e città sembrano dall’alto molto simili, molto europei.
Un’Europa continente che lavora e produce, ancorata ai propri territori, alle proprie radici.
«L’Europa parte dal mio quartiere, dalla mia città, dalla mia regione»: lo slogan del Partito Popolare Europeo per il congresso del 2024 non può che essere condiviso.
Città e regioni sono le protagoniste della prima giornata del congresso, in cui si affrontano i temi di una transizione verde che non può avvenire senza tener conto della sostenibilità economica. E che soprattutto non deve essere un boomerang che porta il lavoro in altri continenti che continuano a inquinare e non rispettano l’ambiente.
Ho ascoltato l’intervento di Manfred Weber, il presidente del Partito Popolare Europeo che ha aperto i lavori e l’uomo che personalmente vedrei bene alla guida di una nuova Europa.
Lo ascoltano 2.000 delegati da 44 paesi, una dozzina di capi di Stato e di governo, la delegazione italiana guidata dal vicepremier Tajani e un migliaio di giornalisti.
Si respira un’aria di studio e riflessione. È il momento del confronto, rispettoso e democratico come deve essere.
Ho avuto anche la fortuna di scambiare qualche opinione personalmente proprio con Manfred Weber, ritrovando i temi che mi sono cari. «La produzione legata al settore dell’elettrico deve restare in Europa», ha detto, e «dobbiamo tutelare le nostre aziende dall’aggressività sleale che arriva dalla Cina: solo così le nostre imprese potranno recuperare competitività e i nostri lavoratori aumentare il potere di acquisto dei loro salari».
Tutti vogliamo difendere il nostro ambiente ma bisogna farlo con intelligenza e pragmatismo.
Come con intelligenza e pragmatismo vanno affrontati i temi più importanti, dalla lotta all’immigrazione clandestina alla pace ai nostri confini.
Weber pensa che «il PPE in quanto più grande partito d’Europa, è chiamato ad affrontare temi complessi che richiedono risposte pratiche e concrete. Partendo dall’idea di un insieme di territori, una “grande famiglia” che discute e collabora per portare soluzioni».
Qui a Bucarest si discute e si vota il Manifesto delle prossime elezioni europee, un programma «che porti un cambiamento in questa Unione Europea, che è tutt’altro che perfetta ma è l’unica cosa che abbiamo».
Un «Vento di cambiamento» che ci aiuti a trovare soluzioni ai problemi della modernità, in un’Europa federale, che parta dai comuni e dalle regioni.
E il nostro territorio che è europeo per vocazione e per interesse, ha bisogno assoluto di essere coinvolto in questo processo di rinnovamento, nel trovare soluzioni ai problemi economici, produttivi, commerciali, ambientali e dell’immigrazione.
Abbiamo l’assoluta necessità – con pragmatismo e concretezza più volte invocati da Weber – di riprendere in mano il nostro futuro. Al di là di ogni ideologia, posizione politica, credenza e opinione: non possiamo proprio permetterci di esserne esclusi.