Il “Vento di cambiamento” conquista Varese. E Reguzzoni disegna la nuova Europa: «Forte, federalista, che rispetti le identità e sia a misura di giovani»

Marco Reguzzoni, al centro, con i direttori dei giornali del Varesotto che lo hanno intervistato sul libro “Vento di cambiamento”

Villa Recalcati sold out per il lancio ufficiale di “Vento di cambiamento”, il libro scritto da Marco Reguzzoni ed edito su Amazon. Oltre 150 i presenti per l’evento di Varese che ha visto quattro giornalisti di spicco del territorio (Silvestro Pascarella della Prealpina, Marco Giovannelli di Varese News, Matteo Inzaghi di Rete55 e Andrea della Bella per Malpensa 24) intervistare il presidente dell’Associazione politica “I Repubblicani” per approfondire idee e intenzioni.

Un appuntamento che è stato aperto da Marco Magrini, presidente della Provincia e quindi padrone di casa, il quale ha voluto ricordare come «il periodo di presidenza dello stesso Reguzzoni è ancora oggi ricordato con favore per i tanti investimenti effettuati e per i risultati ottenuti», arrivando addirittura ad auspicare «un suo impegno politico diretto, perché c’è bisogno di persone così pragmatiche».

Reguzzoni ha risposto alle tante domande dei giornalisti, ovviamente interessati a capire le prospettive anche in vista delle prossime elezioni Europee. «Io non voglio fare il partitino di Marco Reguzzoni – il suo ragionamento – ma stimolare prima di tutto un dibattito che possa portare a qualcosa di positivo a livello generale, contribuendo a creare un futuro migliore per le nuove generazioni. L’importante è capire che la nostra casa, per necessità, è l’Europa e che per incidere bisogna muoversi nell’alveo del Partito Popolare Europeo. Tant’è che la Lega ha fatto un errore clamoroso cinque anni fa, andando all’opposizione quando aveva il più grosso gruppo mai presentato dall’Italia al parlamento europeo e rinunciando quindi ad avere la possibilità di incidere».

Proprio la visione continentale è al centro di “Vento di cambiamento”. «L’Unione Europea va governata in una maniera completamente differente – ha insistito Reguzzoni – ma non si può rinunciare a giocare la partita, perché noi abbiamo bisogno che i processi della modernità vengano governati in maniera complessiva. A livello ambientale, o sul fronte della migrazione, non si può pensare di affrontare le questioni solo con regole nazionali».

Una delle grandi sfide, ovviamente, è riuscire a parlare ai giovani, «ma il vero punto – ha affermato il presidente dei Repubblicani – è riformare una scuola che è rimasta ancorata a vecchi schemi, rendendo i giovani sempre più inadeguati ad affrontare il mondo reale, isolati nel contesto social, ingaggiati dopo gli studi con stipendi ridicoli che impediscono loro di creare una famiglia».

Discussione approfondita anche su identità e radici, «che non vanno imposte e neppure strappate», così come è riemerso il valore del federalismo: «Resta un punto di approdo fondamentale. Ricordiamoci che la proposta federale nasce per unire, non per dividere, aiutando ad affrontare le complessità dei territori. Io sono sempre stato su queste posizioni, semmai è la Lega che si è spostata nel tempo».

Sul fronte politico, un passaggio interessante è stato quello riguardante la valutazione delle leadership all’interno dei partiti: «Purtroppo – ha sostenuto Reguzzoni nel tempo è cresciuta in maniera fortissima la dipendenza dei partiti dai singoli segretari, al punto da renderli indispensabili per la tenuta del consenso e bersagli facili per abbattere l’intera struttura. I capi dei partiti si sono trasformati più in testimonial che in politici, pronti a vendere il prodotto in pochi secondi sui social piuttosto che ad affrontare gli argomenti con competenza e concretezza. Una deriva che ha portato le segreterie a popolarsi di tuttologi che, se fanno i ministri dei Trasporti, invece di parlare di infrastrutture, ci dicono cosa pensano di Chiara Ferragni. Quando fondammo i Repubblicani con Silvio Berlusconi, l’idea era proprio quella di mettere al centro le idee e anche le persone, ma non i personalismi».

Tanti i temi toccati, insomma, nella serata varesina, a cui hanno partecipato fra i tanti anche l’onorevole Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia) e il già deputato Daniele Marantelli (Pd), oltre a una lunghissima serie di esponenti del mondo politico e imprenditoriale del territorio. Un successo di pubblico nel quale si è provato a tenere il livello dell’asticella molto in alto.

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