In 500 per lanciare la sfida europea di Marco Reguzzoni: «Resto un federalista liberale. Altri hanno cambiato idea, io no». Il patto con Letizia Moratti e il sostegno di Giancarlo Pagliarini

VARESE – Una serata che si trasforma in una gigantesca carica d’entusiasmo. E che serve a chiarire come la sfida nella quale Marco Reguzzoni punta all’Europa – candidandosi da indipendente nelle liste di Forza Italia – non solo si può vincere, ma gode del favore totale di un poderoso universo politico liberale, moderato e anche federalista, pronto a scommettere sul presidente dei Repubblicani.

Reguzzoni, che torna in campo a più di dieci anni dalle ultime esperienze istituzionali, chiarisce subito il concetto: «Sono sempre stato un federalista liberale. Altri hanno cambiato idea, io no. In Forza Italia ho trovato la casa moderata dove posso rilanciare anche i valori che mi insegnò Gianfranco Miglio e su cui battagliava una tigre come Umberto Bossi, che mi ha dato e insegnato tantissimo».

In quella Varese che lo vide giovanissimo presidente della Provincia e che lo proiettò verso l’esperienza parlamentare, Reguzzoni riesce a radunare 500 persone, nella prestigiosa cornice di Ville Ponti.

C’è un nodo da tirare al pettine, «per il quale i giornalisti mi tormentano da mesi», ovvero spiegare perché lui, che ebbe ruoli di rilievo nella Lega, ora corre per Forza Italia. «Al di là delle leggende e delle invenzioni, io lasciai la politica nel 2012 quando un governo legittimamente eletto fu scalzato con quello che non esito a definire un colpo di Stato, per piazzare una serie di governi tecnici e non eletti. Da allora, deluso dalla politica, mi sono dedicato alle mie imprese, a costruire Volandia e allo studio. Ora torno attivamente in campo perché sento che è il momento giusto e lo faccio con il simbolo che meglio rappresenta i valori che voglio difendere. Ma non ci sono nemici nel centrodestra, il nemico è il Pd. D’altronde, quelli che votano per me, non votano per la Lega da tantissimo tempo».

Reguzzoni ricorda il forte legame con Silvio Berlusconi: «Nel complicato periodo che va dal 2010 al 2012, lo vedevo più di mia moglie. Siamo diventati amici, mi chiese tante volte di tornare in gioco con lui, sono certo che oggi sarebbe contento di vedermi in lista per Forza Italia».

A Varese, per sostenere il presidente dei Repubblicani, si presenta Letizia Moratti, candidata per Forza Italia nello stesso collegio di Reguzzoni. «Assieme – spiega lei – abbiamo portato l’Expo in Lombardia e assieme andremo in Europa. Ci stanno a cuore temi comuni come la sicurezza, la gestione dell’ambiente senza posizioni ideologiche, la difesa dei nostri confini dall’immigrazione irregolare, ma anche l’introduzione di provvedimenti che favoriscano la crescita». D’altronde, aggiunge Moratti, «queste elezioni sono uno spartiacque fondamentale, per cambiare l’Europa e consentirle di riprendere a far valere la sua industria, aggredita dalla Cina e doppiata dagli Stati Uniti. C’è da lavorare tantissimo per tutelare le nostre piccole e medie imprese, ma ancor più le microimprese artigianali con meno di quattro dipendenti, così preziose per il Paese».

A introdurre l’evento sono i vertici di Forza Italia. Vengono trasmessi i videomessaggi del segretario nazionale Antonio Tajani e di quello regionale Alessandro Sorte, mentre il coordinatore provinciale Simone Longhini spiega che «l’effetto Basilicata con il traino dei moderati si vedrà anche nel Varesotto» e il vicecoordinatore lombardo Giuseppe Taldone sottolinea «l’intuizione vincente nel candidare una persona concreta e un imprenditore che ha avuto un’idea geniale come quella di creare i Repubblicani, pensandola non a caso con Berlusconi». A nome dell’associazione politica, arriva il saluto di Annamaria Martelossi: «Avere in campo Reguzzoni è una bella notizia per tutto il Nord che lavora».

Fra i messaggi più significativi della serata, quello fatto pervenire dal già ministro Giancarlo Pagliarini: «La scintilla per sostenere Reguzzoni è scoccata in me quando ho letto il suo libro “Vento di cambiamento”. È stata una scossa, perché mi sono trovato davanti un capolavoro di politica, incentrato sull’importanza del federalismo e che dovremmo distribuire nelle scuole. Così, da referente di Alleanza per l’Autonomia, ho detto ai miei amici che avremmo dovuto sostenerlo. Anzi, quando lo incontrai qualche mese fa, lui era molto dubbioso se rientrare e io l’ho pressato per farlo».

Marco Reguzzoni disegna con trasporto i punti chiave del suo programma: «Penso prima di tutto alla difesa della nostra produzione, perché l’industria, come l’agricoltura, sono il valore su cui fonda una nazione. Come ottenni in parlamento di far approvare la legge Reguzzoni-Versace sull’etichettatura tessile per limitare l’abuso nell’utilizzo del marchio Made in Italy, a Bruxelles realizzerò un regolamento che ne estenda i principi a tutto il continente. Mi batterò per introdurre pesanti dazi pur di fermare chi fa concorrenza sleale e inquina. Pretenderò che Malpensa torni centrale nello scacchiere internazionale. Non sarò la voce del territorio, bensì il suo braccio operativo. E’ la concretezza che mi ispira, Per questo ho voluto puntare sul Partito Popolare Europeo: solo lì, stando al governo, si può incidere».

Tante le voci a sostegno di Reguzzoni in cento minuti davvero densi di contenuti. L’ex sindaco di Gallarate, Nicola Mucci, ragiona sul fatto che «se Bossi è stato la tigre, Marco è il suo degno erede». Per Fabio Lunghi, ex presidente di Camera di commercio e ora a capo dell’associazione Concretamente, «la competenza è l’elemento chiave di cui abbiamo bisogno in Europa». Per Marco Magrini, presidente della Provincia di Varese, «in questa fase non contano tanto i simboli di partito, quanto le persone e la loro capacità di fare cose buone, convincendo la gente a tornare a votare».

Una parentesi speciale è dedicata al mondo dei leghisti delusi. «Io sono ancora leghista bossiano, non certo di quella roba salviniana», precisa in verità Modesto Verderio. «Reguzzoni ha fatto cose importantissime quando ha avuto ruoli nelle istituzioni. Non mi interessa il partito in cui sta, mi interessa che sia bravo e non un barlafus». Poi è la volta di Carlo Crosti, già sindaco di Induno, militante storico, il quale rivela: «Quest’anno, dopo 31 anni, non ho rinnovato la tessera. È stato difficile, ma lo sarebbe stato ancor di più tradire i miei ideali. Invece ho letto il libro di Marco è ci ho trovato tanto federalismo, cosa che in Lega non accade più. Per questo sono qui».

Un panorama variegato di sostenitori – con foto a ripetizione con i candidati alla carica di sindaco e di consigliere comunale alle elezioni amministrative – per dare un’ulteriore spinta alla serata del decollo di un progetto politico che, per usare le parole di Letizia Moratti, «uno come Reguzzoni può costruire ascoltando in profondità il territorio ma dando risposte che abbiano una ormai irrinunciabile visione internazionale».

Articoli correlati

IN QUESTO ARTICOLO

Resta aggiornato!

Iscriviti alla newsletter