La filiera del legno-arredo: un’eccellenza da difendere con 66mila aziende e 300mila addetti (e previsioni di fatturato in crescita)

Il Salone del Mobile 2024, scattato ufficialmente in queste ore, accende un’altra volta i suoi riflettori sull’eccellenza italiana nei materiali, nella lavorazione e nel design.

Un valore che impone alla politica di prendere con convinzione e concretezza le difese di un settore che – come tanti altri – rischia di subire la concorrenza sleale di tanti Paesi emergenti, dove l’assenza di regole ambientali e la mancata tutela dei lavoratori sono le basi per costruire un’aggressività fatta di prezzi improponibili.

L’Italia – e di conseguenza l’Europa – deve invece non solo andare fiera ma anche tutelare un patrimonio di 66.500 aziende (che rappresentano 14,8% del manifatturiero nazionale) e 300mila addetti, con un fatturato che nell’ultimo anno è stato di 52,7 miliardi di euro, di cui l’export ha rappresentato una quota del 38%, stando ai dati per il 2023 dal Centro Studi FederlegnoArredo.

L’ultimo, in verità, è stato un anno di leggera flessione nei bilanci: -7,8%, evidente soprattutto nel microsistema legno. Ma questo è accaduto dopo un biennio fenomenale. In ogni caso, il mercato interno ha registrato un -9,6%, mentre l’export ha segnato un -4,6%.

«Nessuna sorpresa in questi numeri che indicano un fisiologico rallentamento dopo due anni davvero sopra ogni aspettativa», commenta il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin.  «Per di più, sia il mercato italiano, sia l’export si mantengono sopra i livelli pre-pandemici del 2019, a dimostrazione proprio del fatto che l’incremento registrato durante i due anni precedenti è stato un evento straordinario, difficilmente ripetibile». Oltretutto bisogna anche considerare altri aspetti: «Il progressivo ridimensionamento degli incentivi fiscali nell’edilizia, la conseguente contrazione del mercato residenziale, l’erosione del potere di acquisto delle famiglie dovuto alla corsa dell’inflazione e i tassi di interesse che ancora non accennano a diminuire», evidenzia ancora Feltrin. «Sul fronte esportazioni, nonostante la complicata situazione geopolitica, la nostra filiera ha tenuto».

Oltretutto, il 2024 pare destinato a rimettere un evidente segno “più” sulle statistiche: «Le previsioni parlano di un +4,5% totale, scorporato in +8,5% di export e +1,7% di mercato interno». Insomma, l’eccellenza italiana continua a farsi largo. Ma, per prosperare, ha bisogno di un sistema di regole che riconosca i sacrifici compiuti ogni giorno dalle imprese Made in Italy per garantire – assieme a prodotti belli e di qualità – azioni votate alla sostenibilità e al rispetto dei diritti dei lavoratori.

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