Le elezioni Europee devono segnare un cambio di passo anche per il calcio, tema tra i principali considerando la sua valenza sociale, la sua capillarità di diffusione, la passione di milioni di tifosi e il ruolo di collante culturale delle nazioni europee.
«Le accese discussioni di questi giorni su una nuova agenzia di controllo dei bilanci – spiega Marco Reguzzoni, candidato per il Partito Popolare Europeo nelle liste di Forza Italia – dimostrano che ogni singolo intervento rischia di essere inefficace, perché la regolamentazione più importante non può che essere europea. Attualmente c’è un grande disordine ed è bene che la prossima Commissione Europea metta mano alla situazione attraverso un regolamento che vada nel senso auspicato dal nostro governo».
Oltretutto, oggi anche il mercato dei diritti tv nel calcio è regolamentato da una serie di sentenze della Corte Europea senza alcun coordinamento. «Serve invece un indirizzo politico – insiste Reguzzoni – con un Regolamento europeo che imposti un sistema per salvare il nostro calcio. Bisogna evitare il rischio che i nostri campionati diventino luoghi di saccheggio, come avviene per club e calciatori sudamericani: in Paesi come Argentina e Brasile il legame profondo con questo sport non evita la fuga dei talenti in giro per il mondo. Ora è l’Europa a rischiare di fare la stessa fine, per mano dei capitali arabi. La politica europea deve riscrivere i meccanismi per rilanciare la valenza sociale, culturale e la forza identitaria dello sport più amato e diffuso nel mondo».
Per questo Reguzzoni sta già fissando i punti chiave su cui battagliare, elaborandoli con il supporto di alcuni noti studi legali di Milano e con i consigli di esperti del mondo del calcio, sia a livello professionistico che dilettantistico. «I tre principi cardine su cui voglio impostare le richieste da rivolgere alla futura Commissione Europea – conclude – riguardano l’attuazione di norme che favoriscano il ritorno della proprietà delle nostre squadre a un soggetto europeo, la distribuzione di una quota dei diritti televisivi anche ai settori giovanili e ai campionati minori e l’introduzione di un tetto di spesa (salary cap) a seconda del campionato di appartenenza per ritrovare un giusto equilibrio finanziario».
LE PROPOSTE DI MARCO REGUZZONI
1) La proprietà delle squadre deve essere di un soggetto europeo
«È indispensabile che il controllo dei club internazionali torni il prima possibile nelle mani di soggetti con residenza e sede fiscale in Europa. Bisogna sottrarre il calcio dal condizionamento di fondi arabi, statunitensi, cinesi e asiatici che utilizzano la vetrina sportiva solo come business, con risorse la cui provenienza non è controllabile, dando l’impressione di portare il valore calcio fuori dall’Europa (si è visto nell’organizzazione in Arabia della Supercoppa). Una misura può essere l’obbligo di una proprietà europea per accedere alla ripartizione dei diritti televisivi delle competizioni internazionali: come già oggi le regole prevedono la sede legale e lo stadio in una città europea, anche la residenza del proprietario finale deve essere in una città europea».
2) Una quota dei diritti televisivi a settori giovanili e campionati minori
«Bisogna procedere a distribuire una percentuale delle risorse miliardarie provenienti dai diritti televisivi in favore dei settori giovanili e dei campionati minori. Essi rappresentano un patrimonio sociale immenso e un riferimento identitario per milioni di persone, calciatori, ragazzi, famiglie, tecnici… Lo sport toglie i ragazzi dai computer e dalle strade, aumenta la socialità, aiuta le famiglie e fa parte a pieno titolo della cultura europea. Il Calcio è Europa. Invece, da troppo tempo queste preziose realtà vengono trascurate. Serve invece impostare una strategia che rilanci il calcio come strumento di socializzazione e crescita dei nostri ragazzi e tuteli le squadre locali come patrimonio delle singole comunità del territorio. Non vogliamo fare la fine del Sudamerica, vogliamo mantenere in Europa il calcio più bello del mondo. Se andiamo avanti così, l’Europa finirà per perdere il primato del calcio che unisce tutte le varie nazioni europee».
3) I club maggiori devono ritrovare equilibrio finanziario: la direzione è il salary cap
Negli Stati Uniti funziona da tempo e nella Premier League inglese si sta andando nella stessa direzione: un’idea da discutere potrebbe essere quella che in tutta Europa venga fissato un salary cap, cioè un tetto massimo di spesa per ogni società professionistica, a seconda della categoria di appartenenza. Si potrebbe fermare la corsa sfrenata e immorale ad aumentare gli stipendi e, come dimostra l’NBA da tanti anni, con un limite alle spese, la sfida delle società sarebbe quella di costruire la squadra migliore a parità di condizioni. In più sarebbe importante, sempre copiandolo dai campionati di basket americani, costruire un rapporto diretto fra mondo della scuola e dell’università e i club più rappresentativi».