Riccardo Varini (SpL): “Nella nostra università va ristabilito un clima democratico”

Riccardo Varini

Riccardo Varini, coordinatore di Studenti per le Libertà alla Statale di Milano, è stato di recente eletto nel comitato di direzione di facoltà a Giurisprudenza. Un bel risultato, non crede?

Una grande soddisfazione, direi. Dopo tanti anni in cui la facoltà ha visto solo bianco e rosso, don Camillo e Peppone, finalmente vede anche l’azzurro della libertà! Studenti per le libertà nasce proprio con l’idea di riportare in università quella “libertà” presente nei programmi di tutti, ma sostanzialmente mai perseguita da nessuno. I recenti fatti dell’occupazione mostrano chiaramente quello a cui mi riferisco.

Mi collego a questo e le faccio subito la domanda scomoda: non si è ancora insediato, eppure hanno già iniziato a contestarla con delle scritte poco edificanti impresse sui muri del dipartimento. Leggendole non si sente un po’ un underdog della politica giovanile in Università? Del resto, “tanti nemici tanto onore”, no?

La citazione è certamente provocatoria, ma di fatto non posso darle tutti i torti; questi miei “detrattori”, se così vogliamo definirli, hanno provocato esattamente l’effetto opposto di quello desiderato: mi hanno screditato con epiteti a dir poco ingiuriosi, ma alla fine ho avuto la conferma di poter contare su molte persone che mi supportano, sia nel mondo universitario che in quello istituzionale. D’altra parte Andy Warhol diceva, a ragione, che non c’è migliore pubblicità della cattiva pubblicità…

Quelle che abbiamo visto sono modalità antidemocratiche, perpetrate quasi sempre da studenti di “sinistra” che sfruttano in modo demenziale il passepartout del paradosso di Popper, ovvero quello che nega la tolleranza agli intolleranti. Cosa risponderebbe?

Vorrei rispondere in maniera provocatoria con le parole di Silvio Berlusconi: “Siete ancora e oggi, come sempre, dei poveri comunisti!”. Scherzi a parte siamo davanti al cosiddetto fascismo dei sedicenti antifascisti: non è una spilla attaccata sullo zainetto a definire una persona antifascista, ma sono le idee in cui questi crede. Penso che vivere combattendo per la libertà altrui, per dare voce a chi non riesce a farsi sentire, sia il miglior modo di difendere i valori della libertà e dell’antifascismo.

Quindi la si può definire pacifista?

Certamente, ma questo i ragazzi che mi hanno denigrato non lo capiscono. Sono il primo a manifestare per la pace: una pace per israeliani e palestinesi, una pace per tutto il mondo. Quello a cui mi sono opposto è stato il vandalismo e la distruzione che hanno colpito la Statale; infatti non è distruggendo uno spazio di tutti e bloccando gli accordi con un’università israeliana che la guerra finirà. Comunque ci tengo a dire, e sui miei social l’ho dichiarato più e più volte, che non solo sono antifascista, ma desidero anche una pace immediata e perenne.

Ora che è stato eletto, qual è il suo primo obiettivo?

Passare dalle parole ai fatti. Una delle richieste dei miei elettori è stata quella di avere appelli d’esame meglio distribuiti nei mesi della sessione; questo sarà il primo punto che porteremo all’attenzione dei professori, e sono fiducioso che una soluzione si troverà. È chiaro che una distribuzione migliore garantisce più tempo per assimilare i programmi d’esame e quindi capire meglio la materia. Tutto ciò non può che gratificare sia gli studenti che i docenti.

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