Elezioni USA: la politica commerciale

Si parte da qui. Secondo un’analisi pubblicata dall’azienda statunitense T.Rowe Price, che il vincitore sia Donald Trump o Kamala Harris, i temi centrali che plasmeranno la politica commerciale degli Stati Uniti in un futuro prossimo saranno la deglobalizzazione, il sostegno ai settori che fanno da fulcro al “Made in USA” e la concorrenza con la Cina. Per qualcuno, la disanima potrebbe avere un certo sapore di “acqua calda”.

Tuttavia, la misura in cui ciascuno dei due candidati difenderà un libero scambio più equo, dal punto di vista degli interessi degli Stati Uniti, differisce molto nell’approccio. Questi modi diversi di affrontare la questione potrebbero avere conseguenze sui mercati, i settori e la geopolitica statunitense – e aggiungiamo noi mondiale – del prossimo quadriennio e oltre. Trump alla Casa Bianca “porrebbe l’enfasi sui deficit commerciali”. Il Tycoon considera i disavanzi commerciali con altri Paesi come segnali potenziali di una concorrenza sleale e un danno all’economia statunitense.

L’amministrazione passata di Trump aveva cercato di limitare questi diffalchi con i dazi sulle importazioni – gran parte delle quali provenienti dalla Cina – per un valore pari a circa 380 miliardi di dollari. E in questa tornata, Trump ha parlato spesso di una tassa “frontaliera” del 10% su tutti i beni che giungono negli Stati Uniti, insieme a un dazio fino al 60% sulle importazioni dalla Cina.

Le posizioni di Harris sulla politica commerciale sono invece meno note. Verosimilmente, in caso di vittoria, l’amministrazione Harris manterrà alla Casa Bianca alcuni degli attuali consiglieri di Biden. Che ci sia un Biden-bis camuffato? Il tema della concorrenza economica con la Cina sarà comunque in cima all’agenda. Negli anni passati, in ogni caso, l’amministrazione Biden si è impegnata a rafforzare l’industria “made in USA” in particolare sui Semiconduttori e sull’Intelligenza Artificiale. Attraverso i controlli sulle esportazioni e le regole sugli investimenti in uscita, Biden “ha cercato di limitare l’accesso della Cina agli strumenti e alle competenze necessarie per produrre i chip avanzati e altre tecnologie che costituiscono il fulcro dell’AI.”

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