Giada Martucci, coordinatrice di FI giovani nel varesotto, come sta andando il 2024 del tuo partito?
Parto proprio dai giovani. Abbiamo avuto tantissimi nuovi iscritti, non ricordo un anno migliore di questo. Nel mio paese di cinquemila abitanti [Solbiate Olona, n.d.r.] ho tesserato diversi ragazzi appena maggiorenni. Un successo. Parlando invece di come vanno le cose su scala nazionale, direi che Forza Italia sta vivendo una nuova giovinezza; Antonio Tajani ha raccolto un’eredità pesantissima e ha saputo far valere la sua credibilità internazionale. È il leader perfetto per questo momento storico.
Un anno fa vi sareste aspettati di uscire così bene dalle europee?
No. È vero che siamo quelli del sole in tasca [sorride, n.d.r.], ma in questo caso ci siamo davvero superati. Pensa che abbiamo preso tanti voti anche dagli indecisi e dalle persone di sinistra che però riconoscono il peso del PPE in Europa. Significa che Forza Italia è la vera casa di chi si sente liberale e moderato.
Giusto, per la questione del voto utile. Di recente, invece, si è molto discusso di Ius Scholae. Penso anche a Pontida; lì i giovani della Lega hanno fatto capire che potrebbe emergere una divisione nel centrodestra. Cosa accadrà?
Domanda difficile. Quello che vorremmo noi azzurri è una semplificazione della burocrazia per ciò che riguarda il diritto di cittadinanza. È vero, ci persone che svolgono attività illegali come l’utilizzo di documenti falsi per spostarsi. Però molti richiedono la cittadinanza perché abitano in Italia, lavorano e hanno fatto nascere i figli in questo paese. A loro, che sono un esempio da seguire, Forza Italia vuole facilitare le cose. Per quanto riguarda la posizione degli altri partiti del Centrodestra, invece, la questione è più complessa. Non credo che vogliano scendere a compromessi.
Parliamo un po’ del tuo percorso nella politica. Nel 2019 sei stata il più giovane candidato alle amministrative di Busto, poi una crescita costante. Da dove arrivi, e dove vuoi arrivare?
Tutto è cominciato quando ho fatto il sindaco dei ragazzi al mio paese. Ci credi? Avrò avuto dodici anni, forse tredici. Ero solo una ragazzina, ma l’esperienza mi è servita per affiancare il sindaco e iniziare a conoscere la politica. Le commemorazioni, le feste di fine anno… poi, tempo dopo, è arrivato lo stage al Parlamento Europeo. Un periodo memorabile. Fare l’assistente mi piaceva, ma non nego che avevo già il sogno di essere io stessa la deputata [ride, n.d.r.].
Quindi è lì che vuoi arrivare?
Diciamo che, a prescindere dal contesto, mi interessa fare buona politica.
L’ambizione non ti manca. A proposito, lavori proprio qui, sotto la Madonnina. Molti ragazzi aspirano a stare in questo posto. Tuttavia, ci sono diverse criticità; penso al costo della vita e all’aria che si respira. Ma soprattutto alla sicurezza. Se fossi sindaco, cosa faresti per rendere Milano un luogo più vivibile?
È una città mozzafiato. Brera, De Angeli, corso Vercelli; sono tante le zone che frequento con piacere. Tuttavia, sono altrettante quelle in cui non mi sento sicura. La sera, anche in centro tra Duomo e Cordusio, Milano diventa terra di nessuno. Non parliamo poi della situazione nelle stazioni e nella metropolitana. Se fossi sindaco, metterei la sicurezza al primo posto.