Giorgio Bassi, in arte Basfi, si è da poco conclusa una delle tue mostre più importanti. Al monastero di Cairate, tra i tuoi quadri, sono passate davvero tante persone. Qual è la tua poetica? Perché tratteggi liberamente egosistemi?
Ottima domanda. Per la mia arte, in verità, più che di poetica parlerei di filosofia. La mostra che ho fatto è la dimostrazione che insistere sulle proprie intuizioni è tante volte la strada giusta da percorrere. L’attrazione che ho sempre avuto per tutto ciò che è intangibile ma che si percepisce mi ha spinto a concretizzare delle opere, e queste ultime sono la prova tangibile che solo realizzando opere, materializzando, troviamo una via per realizzarci e armonizzarci meglio a livello spirituale.
Dunque un’arte salvifica, generatrice. La tua ultima esposizione segue questa linea?
Si potrebbe interpretare la mia mostra da vari punti di vista, ma la cosa più importante per me ora è far vedere come in questi ultimi 8 anni il ragionamento si sia evoluto partendo dagli Egosistemi per approdare ai Liberamente. Come l’atto della creazione delle opere sia stata quello che definisco un’esperienza astratta.
Materializzare un pensiero complesso dandogli una fisicità pittorica con le forme e i colori è di per sé una magia.
Cosa faresti per portare più arte nella vita dei ragazzi? Partiresti dalla scuola oppure no?
Certamente, la scuola secondo me dovrebbe avere un unico compito, creare un’insaziabile curiosità. L’arte è lo strumento che preferisco per approfondire in maniera pratica l’esperienza dello studio teorico, soprattutto se si cercano teorie filosofiche ancestrali. Il rapporto tra pensiero, materia e azione penso che si possa trovare solo realizzando qualcosa con passione.
L’arte contemporanea è molto politicizzata; credi sia un pregio?
La storia dell’arte ci insegna che l’arte è sempre stata dalla parte dei giusti, ma mai come in questo periodo la divisione tra buoni o cattivi è stata così labile. L’arte però ha un grande potere, ovvero quella di unire. Penso che lo scopo dell’arte sia – profondamente – di fare bene alle persone. Se non è così per me non è arte. L’artista ha il dovere morale di sforzarsi più degli altri per trovare nuovi metodi e mantenere vivo il nostro legame più antico, ovvero il legame con la nostra natura astratta.
Ho scritto che sei il mio Bas preferito, anche meglio di Basquiat. Chi guarda i tuoi quadri, e mi ci metto pure io, trova una grossa influenza di alcuni artisti del Novecento. Mettiamola così: Picasso dice che i mediocri copiano e i geni rubano. Tu da chi rubi?
Io non rubo ma sto attento a cogliere il più possibile ciò che di bello mi circonda. L’idea che per creare pittura occorra conoscere a memoria l’eredità di altri autori importanti per me è riduttiva. Se proprio devo prendere ispirazione da qualcosa, la pittura di altri è veramente l’ultimo spunto che vado a cercare. Per essere ispirati occorre essere attenti ad altri dettagli e creare connessioni in tutte le esperienze positive che in qualche maniera ci fanno vibrare l’anima. Una musica, una poesia, le mie letture, la natura spesso sono il via delle mie opere, sono le scintille che mi spingono a creare tele che dimostrino che la conoscenza può passare anche attraverso percezioni astratte.
Non facciamo nomi quindi?
No. Posso dire di apprezzare la pittura autentica di tanti altri autori, è vero. Tuttavia, cerco di non farmi influenzare troppo. Voglio essere io stesso a dare un contributo, un altro punto di vista, un passo in più verso la conoscenza del nostro essere.