Se nel nostro continente è finalmente iniziata una lenta presa di coscienza sulle
auto elettriche, pur dovendo fare i conti con l’ideologia green e alla “necessità
politica” di non ammettere mai i propri errori, dall’altra parte dell’Oceano i
Senatori Repubblicani entrano a gamba tesa proponendo un doppio intervento.
La proposta presentata in questi giorni da 14 Senatori del Partito Repubblicano
(tra cui il leader della maggioranza del Senato John Thune oltre ai sen. John
Barrasso e Deb Fisher ) punta ad eliminare il credito d’imposta di 7.500$ per
l’acquisto di nuovi veicoli elettrici (4.000$ per quelli usati) ma anche ad
introdurre una tassa di 1.000$ una tantum al momento dell’acquisto del veicolo
elettrico (fonte: Reuters).
Tali proposte, coerenti con la linea politica indicata dal Presidente Trump, hanno
il duplice scopo di indirizzare le scelte del consumatore sulle caratteristiche del
prodotto, più che sul vantaggio fiscale, e dedicare risorse economiche alla
manutenzione delle strade.
Su quest’ultimo punto la senatrice Fisher ha dichiarato che “i veicoli elettrici
possono pesare fino a tre volte più delle auto a benzina, causando maggiore
usura sulle nostre strade e sui nostri ponti” , facendo eco a quanto affermato in
precedenza dal Segretario ai Trasporti Sean Duffy , il quale sta valutando una
tassa federale sulle le auto elettriche per l’uso delle strade.
Gli “integralisti green” probabilmente salteranno sulla sedia, ma cosa c’è di
strano nel voler azzerare i vantaggi fiscali di un prodotto e lasciare al
consumatore la scelta su quale acquisto effettuare? Le auto full electric
rispondono bene alle esigenze di alcuni consumatori ma sono molto lontane da
necessità e gusti di altri. E non c’è nulla di strano anche sull’usura delle strade:
è un dato di fatto che i veicoli elettrici, in particolare BEV e Plug-in, pesano
molto di più delle termiche (circa 400kg di differenza a parità di modello).
Le nostre strade sono piene di buche, le risorse finanziarie ridotte e non va
scordato che gli incentivi sono soldi di tutti che vanno a beneficio di pochi (vi
ricordate il superbonus?).
È quindi auspicabile anche in Europa un doppio percorso: 1) il tracciamento di
una rotta chiara, realistica e realizzabile per il settore automotive e 2) una par
condicio sul prodotto auto, senza incentivi a favore delle BEV e divieti sulle
termiche che, tra l’altro, quest’ultime sono già quasi tutte prodotte come
ottime MHEV (mild-hybrid).
Per quanto certe misure possano sembrare impopolari, occorre un intervento
drastico anche in Europa per rimediare al disastro creato in questi anni da
lobby ed ideologie lontane dalla realtà.
Lasciateci “liberi di scegliere l’auto che preferiamo” e Make Europe Great
Again, tutelando l’ambiente ma anche la società e l’economia.
Sebastiano Signò