Valencia, Congresso PPE: corsa a 10 vicepresidenze

Il Congresso del Partito Popolare Europeo (PPE), iniziato oggi a Valencia e in programma fino a mercoledì 30 aprile, vede dodici candidati in competizione per dieci posti da vicepresidente. A quanto riportato da Euractiv.com, tra i principali favoriti figurano donne e membri attuali del comitato esecutivo.

Manfred Weber, attuale leader del PPE e capogruppo al Parlamento europeo, appare certo di ottenere un nuovo mandato triennale alla guida della formazione politica di centro-destra, poiché nessuno ha presentato una candidatura alternativa. Una volta confermata la sua rielezione martedì, l’attenzione si sposterà sul voto per i vicepresidenti, insieme all’elezione di tesoriere e segretario generale.

Le modalità di voto: i delegati del congresso dovranno esprimere cinque preferenze per rendere valida la propria scheda elettorale. È inoltre previsto che chi desideri votare per più di cinque candidati lo comunichi preventivamente, specificando il numero esatto. Questo meccanismo permette ampie manovre tattiche, utili per escludere i candidati meno graditi ai vertici del partito.

Tre le candidate donne in lizza, che secondo fonti interne dovrebbero tutte ottenere l’elezione, in nome dell’equilibrio di genere. Si tratta di Mariya Gabriel (ex commissaria bulgara), Dubravka Šuica (commissaria croata) e Mairead McGuinness (ex commissaria irlandese per i servizi finanziari).

Con nove uomini a contendersi sette seggi, la selezione si preannuncia più competitiva. I candidati provenienti da Paesi più grandi godono generalmente di maggiori probabilità. Tra gli uomini più accreditati figurano Siegfried Mureșan (Romania) e David McAllister (Germania), considerati praticamente certi dell’elezione.

Altri nomi di peso sono il premier finlandese Petteri Orpo, Antonio Tajani e il greco Kostis Hatzidakis, vice primo ministro ed ex europarlamentare. Anche l’austriaco Magnus Brunner, commissario per la migrazione, è ritenuto un profilo forte, in linea con la volontà del PPE di porre l’immigrazione al centro della sua agenda.

Più incerta invece la posizione di Paulo Rangel, ministro degli Esteri portoghese, penalizzato dalla provenienza da un Paese meno influente e da legami non stretti con Weber, anche se il suo ruolo istituzionale potrebbe garantirgli sostegno.

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