Marco Rizzo: «Una vera sinistra deve combattere la grande finanza, il falso ambientalismo e l’immigrazione forzata»

Marco Rizzo e la recente e affollata manifestazione milanese per la pace e per la Palestina Libera

Marco Rizzo, già deputato ed europarlamentare, emblema della sinistra radicale da oltre quarant’anni, presidente onorario del Partito Comunista e fondatore (con Francesco Toscano) del nuovo partito Democrazia Sovrana Popolare, dicono che lei stia costruendo un inedito movimento con Gianni Alemanno. È vero?

«In realtà andrò semplicemente a un convegno lanciato dall’ex sindaco di Roma, ma i giornali nazionali raccontano di una fantomatica alleanza elettorale. Purtroppo, non importa a nessuno che ci troviamo a parlare di guerra. La classe dominante preferisce sollecitare una narrazione che vaneggia di un partito rossobruno che invece non esiste, mentre io un partito ce l’ho già. Si vede che chi distorce la realtà ha una paura fottuta che la situazione scappi di mano».

Però è significativo che lei sta dialogando con un esponente di destra…

«Capisco che faccia comodo buttarla in quel senso, ma io vado a parlare con una persona che, in primis, è contro la guerra. Oltretutto non confondiamo le cose e, soprattutto, non dimentichiamo la mia storia. Io sono stato aggredito tre volte dai fascisti sotto casa. Nessuno mi può dare lezioni su quei valori fondanti. E poi a chi dovrei chiedere il permesso per partecipare a una tavola rotonda? Ai sinistrati che votano per mandare le armi in giro per il mondo? Agli antifascisti da passerella? Agli armocromisti del Pd? A chi?».

Andrea Mascetti, componente del direttivo dei Repubblicani e studioso di metapolitica, in un’intervista a Mega ha sostenuto che lei rappresenta la “sinistra del buon senso”, quella che in Germania ha portato alla scissione della Linke, propiziata da Sahra Wagenknecht. Si riconosce nella descrizione?

«Io e Sahra eravamo nello stesso gruppo in Europa. In effetti i temi nodali del cambiamento in corso li ha compresi in pieno e il mio partito – Democrazia Sovrana Popolare – nasce proprio su quelle stesse valutazioni. Penso all’uso politico che si è fatto della pandemia o alla questione della guerra. Penso anche alla visione di un mondo in cui gli Stati Uniti rispondono alla fine del bipolarismo alimentando i conflitti. Se venisse un marziano, si accorgerebbe in un secondo che sono gli USA ad aver disseminato il mondo di bombe nucleari, anche migliaia di chilometri fuori dai loro confini. Gli americani, non altri, fanno così. Eppure, i nostri governi si lasciano sopraffare da questo colonialismo».

Insomma, lei la pensa come gli ex della Linke, solo che in Italia certe idee hanno meno presa sull’elettorato. Mascetti dice che è colpa di “un Paese conformista e ignorante come il nostro” se lei prende pochi voti. Che ne dice?

«Sembra un complimento. Ma sono certo che il momento maturerà anche qui e, comunque, guardate le immagini della manifestazione per la Pace e per la Palestina libera che abbiamo appena svolto a Milano: la piazza era piena, quindi non siamo quattro gatti. E poi è ovvio che certe valutazioni stiano prendendo il sopravvento a sinistra: siamo di fronte a un ceto medio che si sta proletarizzando, a una grande finanza sempre più condizionante, con attività di falso ambientalismo che provano a mascherare il tutto. E poi c’è la questione dell’immigrazione forzata, che è solo un’altra faccia del capitalismo».

Che cosa significa?

«Vuol dire che il fenomeno viene volutamente gestito senza prospettare una vera soluzione. Anche io sono per il fatto che gli africani restino in Africa, prosperando nella loro terra, ma perché questo avvenga bisogna cambiare il rapporto economico e politico con quel continente. Non si può pensare di sfruttare le loro terre, condizionando anche le loro scelte politiche e appoggiando tacitamente la presenza di regimi utili agli interessi delle lobbies finanziarie, per poi voler cacciare quelli che cercano rifugio in Europa. Le mosse compiute sinora hanno favorito l’esodo, non il contrario. Oltretutto in Italia si stanno utilizzando i migranti per abbattere alcuni argini sociali essenziali».

In che senso?

«Gli stranieri, bistrattati ed emarginati, sono un utile grimaldello per abbassare i diritti e le richieste anche degli italiani autoctoni. Se tu permetti di ritrovarti invaso da una massa di persone disposte a ridurre al minimo retribuzioni e diritti pur di sopravvivere, allora crei una gigantesca arma di ricatto verso gli altri lavoratori, loro stessi condizionati da una concorrenza disperata. È un vortice che ingoia tutto quanto e lascia solo le élite a crogiolarsi, finché dura, nella loro nicchia dorata».

Quindi anche in Italia accadrà come in Germania e prenderà vigore una sinistra diversa dall’attuale?

«In verità io fatico a chiamare sinistra molte cose a cui viene attribuito quel nome. Oggi sinistra e destra come le si indicano sui mass media sono due facce di una stessa medaglia. Si differenziano su alcuni aspetti, ma poi esprimono un’identica logica nell’affrontare le grandi questioni. Guardo Giorgia Meloni che va a Washington da Joe Biden e mi domando: che differenza sostanziale c’è rispetto a quando sono andati Renzi, Letta e Berlusconi, oppure se andassero Calenda e la Schlein? Sulle ragioni fondamentali di politica internazionale tutti si muovono con lo stesso passo, in maniera indistinguibile».

Quindi serve una sinistra radicale che torni a contare…

«In realtà quello schieramento esiste da tempo e lotta con tenacia. Io propugno certi concetti dal 2009. Una sinistra radicale in Italia serve e si deve affermare. Un po’ come quella di Sahra Wagenknecht, che viene da una storia di sinistra comunista che l’ha resa capace di capire dove stia il giusto. Noi ci chiamiamo Democrazia Sovrana Popolare: il termine che mi piace di più è l’ultimo, popolare, cioè propria di popolo unito che identifica nel lavoro la fonte primaria della propria vita. È a quel livello che deve stare la discussione».

Marco Reguzzoni ha rilanciato in quest’ultimo periodo l’Associazione politica I Repubblicani. Una delle idee è che si debba lavorare su un modello unitario di centro e destra moderata, ispirandosi a quanto avviene negli Stati Uniti. Lei, Rizzo, cosa ne pensa?

«Ovviamente non esprimo un giudizio politico, dato che la mia storia mi colloca da tutt’altra parte. Esprimo però una lettura di quanto sta accadendo e penso che oggi, sebbene ragionare su un partito unico possa essere per certi partiti uno sbocco realistico, servirebbe semmai ritrovarsi sulla corretta lettura dei fenomeni sociali, economici e politici. Pochi vogliono e sono in grado di misurarsi a quel piano, noi di Democrazia Sovrana Popolare lo facciamo. Gli attuali schieramenti di centrodestra e centrosinistra si perdono nel gossip e spesso si confondono nelle convenienze elettorali, tanto che alla fine sono le due facce della stessa medaglia. Io credo che chi fa politica debba invece ragionare su un progetto, da sviluppare con coerenza, confrontandosi in maniera forte e sincera sulla direzione in cui vuole andare. Sguazzare nello stagno facendo solo finta di discutere è inutile. Se invece si interpreta un sentire popolare e si fa una proposta di spessore, io sono pronto a discutere con tutti. Anche con un Alemanno».

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