Da Montecitorio l’auspicio di cambiamento di Reguzzoni, Boccia (Pd) e Bergamini (FI): «L’Europa deve fare uno scatto, torniamo a difendere produzione e Made in Italy»

Marco Reguzzoni, al centro, fra la deputata Deborah Bergamini (FI) e il senatore Francesco Boccia (Pd)

ROMA – Un patto bipartisan, al di là delle appartenenze partitiche, partendo dalle riflessioni del presidente dei Repubblicani, Marco Reguzzoni, per progettare una nuova Europa. «Un dialogo che mostra un sentiero comune e una stessa presa di coscienza, pur nella differenza di visione», sottolinea Francesco Boccia, capogruppo dei senatori del Pd. «Un modo di fare politica che mette al centro le domande e non si piega alla presunzione di avere sempre solo risposte certe», gli fa eco Deborah Bergamini, deputata e vicesegretario di Forza Italia. Lo spunto è offerto da “Vento di cambiamento”, il libro scritto da Reguzzoni e presentato oggi – martedì 9 aprile – nella sala stampa di Montecitorio. Non una semplice vetrina, bensì un’occasione per una riflessione di ampio respiro.

Ad aprire la conferenza è proprio Reguzzoni, con un riferimento al «Made in Italy che oggi è sotto attacco, come dimostra la vicenda Armani. Io fui promotore della Legge 55 del 2010, la cosiddetta Reguzzoni-Versace, per la quale abbiamo fatto tante battaglie con il compito di portare l’attenzione sulla tutela del mondo della produzione. Adesso quella legge è più che mai attuale anche se purtroppo non è mai stata applicata. Dobbiamo ripartire da quell’impulso, ne va della sopravvivenza economica del Paese. E la partita va giocata soprattutto in Europa».

Dai due parlamentari ospiti dell’incontro arrivano sostegno e una riflessione più generale legata ai contenuti del libro. «Al “repubblicano” Reguzzoni, conosciuto quando era un leghista vero della prima ora, di quelli che non si vedono più in giro, dico che in questo volume spiccano concetti fondamentali», l’esordio di Boccia. «Intanto emerge un linguaggio tipico di chi è cresciuto a pane e territorio, in un’idea di Europa delle Regioni che si è poi smarrita». Insomma, pur nelle differenze, c’è un legame forte che tiene salda stima e voglia di confrontarsi: «Non condivido tutte le proposte avanzate da Reguzzoni nel testo, ma ne condivido lo spirito. Il punto cruciale è che oggi il continente è diviso fra europeisti e nazionalisti, il vento del cambiamento di cui scrive deve insinuarsi dentro questa tensione». Boccia indica il suo capitolo preferito: «È quello in cui si parla di Lega del lavoro, un argomento chiave. Invece, sul federalismo Reguzzoni richiama una visione paradossalmente molto vicina a Sergio Mattarella, perché il presidente afferma che l’autonomia, con i giusti principi di sussidiarietà, favorisce l’unità nazionale. In ogni caso, è senz’altro un libro che consente di dialogare: un aspetto, questo, che mi manca molto nella politica di oggi, perché è una fatica confrontarsi con la destra al governo, che non possiamo certo chiamare centrodestra».

Per Deborah Bergamini, voce di spicco di quella Forza Italia a cui Reguzzoni e i suoi Repubblicani hanno deciso di aderire in vista delle imminenti elezioni Europee, «la forza di queste pagine è quella di chi, come dimostra la doppia laurea conseguita dal suo autore, vuole sempre mettersi alla prova, senza sentirsi detentore di dogmi assoluti. Leggere questo libro, appassionato e spassionato, fa venire ancora più voglia di fare politica». Al centro della recensione di Bergamini finisce il ragionamento sul destino dell’UE: «Oggi ci troviamo in un’Europa che fa i conti con se stessa, ritrovandosi meno centrale negli equilibri geopolitici ed economici del mondo. Le serve fare un passo in avanti oppure essere costretta a regredire, anche dal punto di vista morale. L’assetto stesso dell’Europa è un quesito a cui non è facile dare soluzione ma al quale serve mettere mano: bisogna rivedere i trattati, ridimensionare il veto dei singoli Paesi, eleggere direttamente un unico presidente di consiglio e commissione europea per tornare autorevoli, costruire un apparato di difesa comune, stendere un coordinamento degli investimenti e definendo una politica estera unitaria. In generale, serve una linea coerente nel meccanismo di presa delle decisioni dell’Unione Europea, che spesso non riesce a stare al passo delle emergenze imposte dalla coda della globalizzazione». Per Bergamini «è in corso un attacco complessivo al nostro modo europeo di esprimerci democraticamente, credo che appellarsi alle radici come fa Reguzzoni sia la bussola da usare».

Per il presidente dei Repubblicani, oltre all’orgoglio di essere tornato alla Camera dei Deputati per un giorno, la soddisfazione di aver fatto sedere allo stesso tavolo un esponente di Forza Italia e uno del Partito democratico: «Uno degli obiettivi del mio libro – conclude Reguzzoni – è proprio quello di mostrare che su argomenti alti (non nel senso di difficili, ma di importanti) fare ragionamenti comuni per cercare soluzioni è possibile».

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