Mario Draghi mette in guardia l’Europa: “A rischio la nostra competitività”

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Qualche giorno fa, con una conferenza stampa, Mario Draghi presentato a Bruxelles il Rapporto sul Futuro della competitività europea. L’ex premier si è posto qualche grattacapo continentale e ha fatto il punto della situazione sugli obiettivi ambientali dell’UE. Per chi se lo fosse perso, o per quelli troppo concentrati sulla prima stagione della serie “Una Boccia e via”, Draghi ha fatto emergere alcune questioni centrali per il prossimo decennio, come la decarbonizzazione e il ruolo delle istituzioni.

“Per la prima volta dalla Guerra fredda ne va della nostra autoconservazione” ha detto. “Questo rapporto esce in un momento delicato. Siamo arrivati al punto in cui, senza azione, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà”.
Ad ascoltarlo, quindi, c’è poco da crogiolarsi in scenari alla Fukuyama da fine della storia. Ma c’è altro: “Le esigenze di finanziamento richieste all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi sono enormi, ma gli investimenti produttivi sono deboli nonostante gli ampi risparmi privati. Per raggiungere gli obiettivi stabiliti in questo rapporto è necessario un investimento aggiuntivo annuo minimo di 750-800 miliardi di euro, in base alle ultime stime della Commissione, corrispondente al 4,4-4,7% del Pil dell’UE nel 2023”.
E sulla decarbonizzazione e gli obiettivi per la sostenibilità ambientale aggiunge: “Se gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c’è il rischio che possa andare contro la competitività e la crescita”.
Un’analisi che va ancora più a fondo e viene anche analizzata nel Rapporto.
“Nel medio termine” sempre Draghi, “la decarbonizzazione aiuterà a spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita sicure e a basso costo. Ma i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo centrale nei prezzi dell’energia almeno per il resto di questo decennio. Senza un piano per trasferire i benefici della decarbonizzazione agli utenti finali, i prezzi dell’energia continueranno a pesare sulla crescita”.

Un’arma per salvare l’Europa sembra esistere, ma verrà sguainata o resterà nel fodero della procrastinazione e dell’ostruzionismo?

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