Auto Elettriche: il Mercato non le vuole, la Politica ne prenda atto

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Vendite Bev (auto elettriche) in Europa: – 44% ovvero 92.627 immatricolazioni nel mese di agosto rispetto alle 165.204 del 2023. Questi sono i dati pubblicati ieri dall’Acea, l’Associazione dei costruttori europei. Un calo drastico.

Prevedibile? Direi scontato. Al mercato l’auto elettrica non piace, non è mai piaciuta e nel medio periodo non piacerà.

Eppure, in questi anni, abbiamo osservato una crescita del numero di immatricolazioni delle Bev, seppur rimanendo basse in termini di valori assoluti. Ma anche ora come allora, leggendo i dati e togliendo le fette di salame dagli occhi, è evidente che la partita si gioca su campi e regole diverse. “Se compri un’auto elettrica non paghi il BOLLO, vai in ZTL, non paghi il PARCHEGGIO e ci sono gli INCENTIVI statali e poi il termico ha le ore contate, il tuo usato non varrà nulla tra pochi anni” (tra l’altro Autobiz ha rilevato che il tasso di svalutazione dei veicoli elettrici sta accelerando; in pratica perdono molto più valore delle termiche, scontato anche questo).

Bene, nonostante queste scorrettissime e dannosissime campagne di marketing, il mercato delle Bev non è esploso. E la colpa non è del prezzo, ormai le Case hanno da tempo ribaltato i costi degli investimenti per le elettriche sul listino delle termiche: le auto costano troppo, tutte.

Il problema è il prodotto! Ma non l’auto in sé, il problema è che queste necessitano di uno stravolgimento infrastrutturale ed energetico per funzionare.

Il Legislatore Europeo ha scaricato una bomba atomica sul proprio territorio chiamato “Stop alla vendita delle auto termiche dal 2035”, una potente arma di distruzione di massa che ha colpito tutti, cittadini e case automobilistiche (quest’ultime in parte colpevoli per non aver puntato i piedi quando era il momento, ma qualcuno voleva pulirsi la faccia dal Dieselgate”). Questo è appurato e ci sono i fatti a dimostrarlo: licenziamenti, auto invendute, indebolimento dell’industria europea a favore di quella cinese, aumento dell’indebitamento dei cittadini, impoverimento delle famiglie e danni alla filiera. Ebbene si, l’automotive non è un puntino nell’oceano delle nostre vite, è uno dei pilastri dell’economia mondiale.

Adesso il nuovo Parlamento Europeo deve agire: occorre cancellare immediatamente lo stop previsto, non c’è tempo da perdere. Serve un cambio di rotta drastico, non un allungamento dei tempi, ridando certezza e libertà alle Case Automobilistiche di investire e vendere liberamente i prodotti richiesti dal mercato. Le Bev potranno continuare a svilupparsi ma con i tempi giusti, senza dover strafare, e le termiche/ibride ad esistere. Senza ideologia e senza demonizzazione per il motore a scoppio.

Resta però aperta una domanda alla quale credo che i cittadini abbiano diritto ad una risposta: era così evidente che lo stop deciso a Bruxelles sarebbe stato il più grande autogol mai segnato in Europa, chi l’ha voluto e chi l’ha permesso era solamente incompetente ed accecato dall’ideologia o c’era sotto altro? È stata solo una mossa per attirare consenso sull’onda di Greta Thunberg o c’è di più?

Sebastiano Signò

Membro del Direttivo dei Repubblicani

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