Come i calciatori, anche molti medici specialisti stanno cedendo alle lusinghe provenienti dai Paesi Arabi, in cerca di professionisti che possano rispondere alle esigenze di salute dei cittadini sauditi, qatarioti o emiratini. A fine estate 2023 si sta discutendo molto di questo trend, favorito da stipendi che, in alcuni casi, promettono di raggiungere i 20mila euro mensili, perlomeno per i Cristiano Ronaldo della medicina.
La notizia, però, induce a una riflessione più generale sul fenomeno dei trasferimenti all’estero (in luoghi meno esotici ma altamente professionali) di molti medici e infermieri, attratti proprio da condizioni di lavoro migliori, prospettive di carriera, stimoli nell’ambito della ricerca e, ovviamente, emolumenti più consistenti.
Lasciando da parte l’Arabia e i suoi eccessi, gli ultimi dati contenuti nel Rapporto OCSE fotografano una situazione economica che spiega tante cose. I camici bianchi italiani riescono infatti a guadagnare mediamente 110mila dollari in un anno. Una condizione che pone il Bel Paese in una posizione abbastanza bassa nel contesto continentale, ben distante dalla performance registrata in Germania, visto che i medici tedeschi intascano annualmente 187mila dollari (quindi il 71% in più), così come sono migliori le condizioni dei colleghi danesi (+41%, simile al dato inglese) e di quelli francesi (+8%).
Fra le realtà verso cui molti specialisti italiani rivolgono il loro sguardo, ovviamente, ci sono anche la Svizzera e gli Stati Uniti, dove le prospettive di guadagno e perfezionamento, nonché il contesto in cui si opera, sono quasi sempre migliori. Il tutto con il paradosso che l’Italia continua a sfornare professionisti di eccellenza assoluta, faticando poi a trattenerli.
Una situazione molto simile riguarda anche gli infermieri: in Italia si arriva a 25.815 euro lordi di stipendio annuale medio. Ad essere messi molto meglio sono i belgi, ma come sempre non se la passano male i tedeschi e neppure gli spagnoli.
Tracciare un quadro preciso del contesto professionale sanitario non è facile, perché ci sono variazioni rilevanti fra le diverse aree geografiche d’Italia, fra le specialità dei professionisti, senza dimenticare le differenti gestioni del Welfare nei diversi Stati, con un’incidenza del privato molto differente. Ma la sostanza è che, solitamente, esercitare la professione sanitaria in Italia è – fra le altre cose – meno conveniente che altrove. Un dato di fatto, senza la necessità di scomodare gli stipendi d’oro che gli arabi sono pronti ad erogare per accaparrarsi, anche a livello sanitario, i pezzi migliori.