Bello, talmente bello da nascondere una trappola. Di sicuro è comodo, veloce, con una possibilità di scelta enorme e una politica del sottocosto che non ha pari. Ed è con queste caratteristiche che il servizio di acquisto e consegna tramite Amazon è entrato nelle nostre vite in maniera progressiva e dirompente, tra sconti continui e alta velocità di consegna. Ma la potenza di fuoco che la società di Jeff Bezos ha saputo sprigionare nel tempo, coprendo settori sempre più numerosi con la propria rete, ha creato una posizione non solo dominante, ma tale da condizionare pesantemente il mercato. E le nostre scelte.
Negli Stati Uniti, se n’è accorta la Federal Trade Commission che, come racconta il New York Times, ha coinvolto 17 Stati americani per intentare una causa congiunta proprio contro il gigante della vendita digitale, con l’accusa di attuare pratiche monopolistiche che impedirebbero una vera concorrenza, approfittandosi delle stesse attività e aziende che si avvalgono della collaborazione con Amazon per generare una nuova fonte di guadagno.
Il colosso dell’e-commerce, stando all’accusa dell’agenzia governativa americana che si occupa di antitrust, “sfrutterebbe” le piccole imprese che la utilizzano come vetrina per i prodotti, impedendo loro di abbassare i prezzi o di offrirli in sconto su altre piattaforme, rendendo altresì obbligatorio l’utilizzo della logistica Amazon per rientrare nel pacchetto Prime.
In pratica, qualunque negozio o azienda che decide di aprire un canale e-commerce, se desidera affacciarsi sull’enorme finestra costituita da Amazon (impareggiabile per numero di potenziali clienti, dunque irrinunciabile) deve sottostare a regole che strozzano la capacità d’impresa e tagliano le gambe pure agli altri concorrenti. Per l’antitrust USA, infatti, le condizioni attuali rendono disperata, se non impossibile, l’impresa di chi prova a costruire portali alternativi, ritagliandosi una fetta di pubblico e aumentando la propria credibilità nell’ambito della vendita e della consegna di prodotti per conto terzi.
Secondo la Federal Trade Commission si sta insomma slealmente chiudendo ogni varco alla libera concorrenza e, di conseguenza, è necessario impedire che resti aperto un solo canale dominante online per i consumatori, condizionandoli nelle loro scelte di spesa.
Una contestazione che Amazon respinge con forza, sottolineando invece come il sistema impostato renda un servizio eccellente a chi vende e a chi acquista, tagliando prezzi e tempi, nonché offrendo un’opportunità enorme a chi non riuscirebbe a far quadrare i bilanci con la sola vendita nei negozi fisici o sui portali privati.
Ma il problema, secondo la FTC, non è che Amazon sia grande ed efficiente, bensì che attui delle pratiche che rendono impossibile la concorrenza, a discapito di tutti. Ed è appunto questo il nodo che riguarda molti altri settori strategici dei nostri mercati, dove il potere è concentrato in poche mani, spesso senza che esista qualcuno in grado di fare da regia e controllo. Negli States ci si sta almeno provando a porre un argine al problema. Nel caso dell’Italia, invece, questo ruolo spetta giuridicamente all’Unione Europea. La quale, però, senza un governo “vero”, riconosciuto e incisivo, anche sul contrasto ai monopoli dorme da sempre un sonno profondissimo.